"Si deve sempre rispetto alle religioni altrui.

Agendo in questo modo si esalta la propria religione e non si fa offesa alle altre"

Editto XII 
del re indiano Ash
oka 
(III secolo a.C.)


 

Ascoltare il ritmo delle cose” 

Note di comunione, di unità e di pace in chiave di violino

         di sr. Chiara Carla Cabras, sr. Chiara Angela Bianchini e sorelle clarisse del Monastero di Urbino                                                                                                          

     Dall’esperienza estiva dell’evento “Teofonia” vissuto a Fonte Avellana sono nati per noi sorelle alcuni frutti dal sapore interreligioso gustati in questi mesi.

Il primo è l’incontro con le monache induiste dell’Ashram di Altare, che dal Monastero di Fonte Avellana sono venute a Urbino per vivere una giornata di confronto e scambio spirituale con la nostra fraternità. Con svamini Hamsananda e le sue sorelle abbiamo condiviso la nostra esperienza monastica di vita fraterna trovando moltissime consonanze sia per quanto riguarda la ricerca dell’Assoluto, sia nel comune tentativo di dare forma al quotidiano e alle relazioni che in esso viviamo. Ci siamo poi confrontate sugli elementi della formazione concordando che la crescita nella libertà è un elemento importante per lo sviluppo umano e spirituale della persona. Un momento molto significativo è stata la preghiera vissuta insieme come lode e ringraziamento della giornata trascorsa: la nostra salmodia vespertina e il canto delle monache induiste si sono armonizzati in note di comunione e di unità alimentando il dialogo e l’amicizia spirituale che già da tempo viviamo con loro.

Urbino_locandinaIl secondo frutto è maturato il 4 ottobre nella festa di san Francesco, quando abbiamo invitato a Urbino il gruppo musicale musulmano “Sukun Ensemble” conosciuto a Fonte Avellana. Con questo invito abbiamo voluto sottolineare l’aspetto del dialogo interreligioso e multiculturale a partire dall’incontro di san Francesco con il Sultano.

Il gruppo musicale ha eseguito per noi splendidi brani di musica islamica, ebraica e cristiana. La professionalità e la passione dei musicisti hanno creato un’atmosfera particolare e una musica nuova e intensa capace di suscitare in tutti emozioni forti e, paradossalmente, il silenzio interiore.

La musica eseguita è arrivata dritta al cuore proprio perché ricca di spiritualità e capace di muovere gli animi ad un risveglio interiore; i brani proposti dai nostri fratelli del “Sukun” (termine che significa “silenzio”) hanno generato note coinvolgenti e note di pace, una pace che ha dato all’esterno calore ed empatia presso il pubblico e la nostra fraternità e che ha prodotto all’interno di ciascuno, senza dubbio, qualcosa di molto buono, quella comunione silenziosa che solo il tempo sa decifrare e far maturare in frutti duraturi.

Questo momento musicale l’abbiamo plasticamente inserito tra l’introduzione-spiegazione dell’“evento fondante” il dialogo interreligioso francescano (vedi oltre, più sotto, il testo di sr. Chiara Angela) e la consegna di un simbolo-ricordo preparato da noi per ciascuno dei partecipanti: un semplice biglietto colorato traforato, tra righe e spazi, da note espresse “in chiave di sol” tra la parola “pace” scritta in arabo in ebraico e in italiano.

Abbiamo infine goduto di un bis richiestissimo e subito concesso! E’ stato rieseguito il brano con cui il concerto era iniziato: un pezzo del tutto mistico, molto toccante e significativo relativo a Muhammad e alla sua personale esperienza rivelativa.

Abbiamo così concluso la festa di san Francesco con una foto di gruppo che esprime la gioia del momento da parte di tutti... gioia che rimane. Il Signore vi dia pace!

 Sr. Chiara Carla Cabras
e sorelle di Urbino


Introduzione al concerto 
“Francesco e il Sultano: strumenti di pace”

Al termine di questa giornata del 4 ottobre, in cui abbiamo ricordato san Francesco che, insieme a santa Chiara, ha dato vita alla famiglia francescana, vogliamo ringraziare questi fratelli musulmani del gruppo “Sukun Ensemble” che hanno accolto gentilmente l’invito di essere qui con noi per eseguire brani musicali della tradizione islamica, ebraica e cristiana quale espressione di spiritualità e veicolo di comunicazione tra popoli, culture e religioni differenti. Ci accomuna questa sera il desiderio di diffondere “note di pace”.

Come non ricordare insieme, in questo momento, l’incontro amichevole di Francesco d’Assisi con il Sultano ai tempi non meno difficili dei nostri delle crociate?

Francesco non voleva andare verso i musulmani, né tanto meno andare contro: con lo Spirito di Dio voleva andare tra i musulmani e portare la pace come ha chiesto di fare ai suoi frati in tutto il mondo con il saluto: “Il Signore vi doni la sua pace”. Proprio perché andò tra i musulmani con questo spirito di pace, rifiutando le armi, Francesco fu accolto a Damietta in terra d’Egitto dal Sultano con lo stesso saluto: As-salam aleikum. A trovarsi di fronte furono due personaggi tanto diversi e, per alcuni aspetti, sorprendentemente vicini. Nessuno dei due abdicò alla propria fede, ma quella diversità – pur profonda – non impedì l’incontro, né fu negata la possibilità di un confronto che si protrasse “per alcuni giorni”.

Francesco è stato un ponte sopra l’abisso delle guerre di religione. Egli non ha vissuto a lungo tra di loro; è tornato alla sua cultura, ma con un rinnovato sguardo sull’altro e, come un viaggiatore che non può comunicare tutto ciò che ha scoperto, ha detto ai suoi fratelli: “Andate a vedere” con lo spirito di un piccolo che ascolta, “andate a vedere” con lo spirito di un minore che dialoga, che sa essere cortese, pacifico e mite.

La visita al Sultano condusse Francesco al di là del mare, lo condusse al cuore di se stesso e lì incontrò l’altro già presente in sé.

Egli è stato il ponte che Dio ha donato alla chiesa per abbattere “il muro di separazione”. Quando a Damietta, in un giorno imprecisato del 1219, Francesco abbandonò la cristianità per stare tra i musulmani, la sua vocazione fu quella di ridare alla chiesa il suo volto evangelico anche nelle sue relazioni con quanti ne stanno fuori. In quell’esperienza Francesco scopre che il limite estremo della fraternità è sottomettersi ad ogni umana creatura per amore di Dio.

Anche noi questa sera ascoltando questi brani di musica vogliamo, senza abbandonarle, uscire dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni religiose, per il bisogno profondo di trovare in noi la stessa energia, lo stesso spirito che spinse Francesco e il Sultano a mettersi in cammino l’uno verso l’altro, sapendo che solo da tale incontro potremo trovare vie concrete e percorribili di pace.

La pace è l’unico simbolo positivo dell’umanità: essa richiede la non violenza, che significa ascoltare il ritmo delle cose. La pace è dono e compito, è partecipare all’armonia del ritmo della vita.

Il dialogo tra le religioni è ragione di vita oggi per il mondo. Bisogna saper trasformare i conflitti potenzialmente distruttivi in polarità creative, ma per far questo c’è bisogno di un dialogo in profondità e radicalmente nuovo tra le tradizioni religiose dell’umanità. Per questo dialogo occorre ascesi, umiltà, c’è bisogno di quella cosa difficile ma possibile che è l’ascolto: perché per ascoltare devo essere vuoto di me stesso; solo così l’altro nella sua diversità trova spazio dentro di me. Ci piace qualificare questo dialogo come “dialogo esistenziale”, che nasce come frutto di un vivere insieme, di preoccupazioni condivise, di vicinanza materiale e spirituale, di ogni piccolo gesto. Un bicchiere d’acqua offerto e ricevuto, un pezzo di pane condiviso, una stretta di mano, un sorriso o un momento come questo parlano meglio di un manuale di teologia riguardo a ciò che possiamo essere insieme come cristiani, musulmani ed ebrei.

Un mondo nuovo è in gestazione e a noi, qualunque sia la nostra tradizione religiosa, spetta il compito di lasciarne presentire l’anima.

Lasciamo che Dio crei tra noi qualcosa di nuovo: buon ascolto!

Sr. Chiara Angela Bianchini


 

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