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In memoria del card. Carlo Maria Martini
31 agosto 2013
A un anno dalla sua morte ricordiamo questo grande testimone del dialogo riportando alcune sue riflessioni sul tema del dialogo.
Vi è un'indubbia tendenza a prendere le distanze dal Concilio [Vaticano II]. Il coraggio e le forze non sono più grandi come a quell'epoca e subito dopo. Ed è indubbio che nel primo periodo di apertura alcuni valori sono stati buttati a mare. La Chiesa si è dunque indebolita ... Ciò nonostante dobbiamo guardare avanti. Anche se ogni mutamento radicale richiede sacrifici ed è inevitabile che vi siano esagerazioni, credo nella prospettiva lungimirante e nell'efficacia del Concilio. Esso ha affrontato con coraggio i problemi del suo tempo. Invece di ritrarsi con timore, ha avviato un dialogo con il mondo moderno così com'è. Il Concilio ha innanzitutto individuato le molte buone energie che nel mondo perseguono lo stesso scopo della nostra Chiesa, cioè quello di aiutare gli uomini e di cercare e venerare l'unico Dio. Le grandi religioni (e ovviamente le diverse confessioni cristiane) offrono un orientamento a chi ne è in cerca, curano i feriti, si battono per la giustizia e per quelle condizioni che diano a tutti i bambini e a tutti i giovani la possibilità di una buona formazione e di un futuro dignitoso. Esse vogliono predicare la fede nell'unico Dio per rendere ogni singola persona forte e sicura nella consapevolezza di essere creata, chiamata e guidata da Dio. Quest'unico grande interesse per gli esseri umani è comune a molte sorelle e fratelli nel mondo, fra i credenti come fra i non credenti.
(C. M. Martini, G. Sporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, Mondadori, Milano 2008, pp. 103-104)
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