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Turchia-Siria. Sulle orme di san Paolo 21-30 agosto 2008
Una particolarità della commissione Iialiana DIM è quella di organizzare ogni anno un viaggio-dialogo verso nazioni dove sia possibile avere un contatto con altre religioni e nello stesso tempo con una attenzione particolare al monachesimo. Normalmente si usufruisce anche di qualche celebrazione della chiesa universale, come, nel 2007, il Convegno europeo ecumenico a Sibiu e quest’anno la celebrazione della nascita di san Paolo: l’anno paolino. Con grande attenzione viene preparato dalla Commissione un libro vero, quest’anno di 100 pagine, che non solo presenta le note organizzative, e le mete turistiche e religiose in programma, ma anche i problemi inerenti alla libertà religiosa nei singoli stati, al progresso della cultura, della civiltà, della situazione spirituale di ogni luogo; sussidio che rimane come ricordo e come testo di studio per il futuro. Il viaggio di quest’anno ci ha permesso di poter vedere le moschee più belle della Turchia; nel giorno stesso della partenza, 21 agosto, arrivati a Istanbul abbiamo visitato la moschea del Figlio del Sultano e nel giorno successivo la piazza dell’Antico Ippodromo, la Moschea Blu del Sultano Ahmet Camil, la chiesa museo di Santa Sofia, la chiesa di San Salvatore in Chora, ricca di tanti mosaici, e abbiamo potuto avere tempo anche per la visita del Gran Bazar; la celebrazione della messa è stata eseguita nella cattedrale, ricevuti con grande cordialità dai sacerdoti ivi officianti che ci hanno descritto la vita piuttosto precaria della Chiesa cristiana cattolica in Turchia. Dopo la visita al palazzo di Topkapi, antica residenza dei sultani ottomani, il giorno successivo, 23 agosto, siamo partiti verso Antalya, per proseguire quindi per Perge e visitare i resti della civiltà romana e delle primitive comunità cristiane e passare poi ad Antiochia di Pisidia, città famosa per la predicazione di San Paolo, di cui però rimane ben poco da vedere. Il 24 agosto abbiamo celebrato la messa presso una piccola chiesa, dedicata a San Paolo, custodita da due suore italiane, le uniche cristiane della città; sul luogo abbiamo incontrato il Vescovo Ruggero Franceschini della Diocesi di Smirne, Cappuccino di Parma; anch’egli ci ha descritto la situazione del cristianesimo in Turchia. Qualche cosa di più è stato possibile vedere a Konya (antica Ikonio), il giorno successivo, 25 agosto, dove siamo stati attratti specialmente dal monastero e Mausoleo di Mevlana, monaco derviscio contemporaneo di San Francesco, simbolo della spiritualità contemplativa musulmana. Lungo il viaggio verso Adana siamo entrati in un “caravan serraglio”, nominato più volte nella Bibbia e vedere come questi luoghi di riposo, quasi albergo dei tempi passati, erano ambienti di commercio, preparati per gente ricca, per commercianti di passaggio, fortificati come i castelli europei. Ci ha delusi la visita di Tarso, patria di San Paolo, dove non esiste un vero luogo di culto per i pellegrini cristiani. Il governo “laico” di Ankara fa pesare l’ombra delle restrizioni verso le religioni non islamiche. Le sue mura una volta ospitarono una numerosa colonia ebraica e da una delle famiglie nacque Paolo, l’apostolo delle genti; viene presentato ai turisti un pozzo secolare, attorno al quale ci siamo fermati per le foto di occasione. Il giorno successivo, 26 agosto, siamo partiti da Adana, dove abbiamo riposato, per proseguire quindi per Antiochia di Siria, attualmente in Turchia, la città dove per la prima volta i seguaci di Cristo furono chiamati cristiani e dove San Paolo visse a lungo, partendo e ritornando sempre da questo luogo per i suoi viaggi di evangelizzazione; non ci è stato possibile visitare la grotta di San Pietro, resa inaccessibile per la caduta di pietre al suo interno. Siamo stati ricevuti da un frate Cappuccino di Modena, Don Domenico, che vive in questa città da tanti anni ed è stimato ed amato da tutti; accoglie nelle sue case e cappelle tutti coloro che passano, di qualsiasi religione siano; in una sua chiesetta abbiamo celebrato, sempre ricordando San Paolo. Durante i sei giorni in cui siamo rimasti in Turchia abbiamo avuto come guida una Musulmana ben preparata e gentile; questo ha contribuito a rendere il viaggio piacevole e culturalmente propizio. Il 27 agosto siamo entrati in Siria e sono incominciati i problemi; prima di tutto per superare, dopo lunga attesa, la distanza di 2 chilometri tra la frontiera turca e quella siriana; dopo la Polizia siriana non ha lasciato passare un componente del gruppo, a causa di un timbro dello stato di Israele sul passaporto; è dovuto tornare indietro e lo abbiamo rivisto all’aeroporto di Istanbul al nostro rientro. L’agenzia locale poi ci ha messo a disposizione una corriera scassata, che ha incominciato a fumare appena arrivati alla prima visita: il santuario di San Simeone ( chiesa, santuario, monastero) e il mattino dopo non ha più voluto partire. A causa di questi inconvenienti, alla frontiera e con la corriera ad Aleppo, abbiamo perso molte ore, con la necessità quindi di tralasciare molte visite previste dal programma. Ad ogni modo ad Aleppo, una città tra le più antiche del mondo. abbiamo potuto ammirare la Cittadella del Saladino del XII secolo, la grande Moschea costruita dal Califfo Omayade al-Walid nel 715, il Souq che si estende per 12 chilometri, il più bello del Medio Oriente, e anche il quartiere Cristiano, ben visibile con le numerose chiesette che lo costellano, in mezzo a piccole viuzze; la nostra attenzione è stata per la chiesa maronita, dove si stava svolgendo una celebrazione liturgica. Tralasciando le città morte di Al-Bara e Serjilla e anche le norie, a causa del tempo abbreviato dagli incidenti, il 28 agosto ci siamo dedicati alle visite, nel pomeriggio, del Krak dei Cavalieri, presso il quale abbiamo anche pranzato; grande interesse ha suscitato poi la cittadina di Maalula, dove si parla ancora aramaico, la lingua di Gesù; veramente interessante il monastero di San Sergio, con chiesetta bizantina, ricolma di icone e dipinti antichi e un altare dei primi secoli cristiani, tramutato da altare dei sacrifici pagani (uccisione di animali con lo scolo del sangue) ad altare cristiano. A sera finalmente siamo arrivati a Damasco. Il 29 agosto è stato per noi l’ultimo giorno disponibile per le visite; il 30 infatti dovevamo partire alle prime ore del mattino per tornare a casa. Abbiamo dedicato tutta la giornata alla visita della più antica e affascinante capitale del mondo, rimasta sempre viva pur in mezzo alle intemperie dei secoli. Dopo il Museo nazionale con i suoi splendidi reperti, grande interesse ha suscitato in noi la visita della Moschea degli Omayyadi, simbolo della città, dove si trova il mausoleo di San Giovanni Battista; il Mausoleo di Saladino e il palazzo Azem ci hanno incantato per la ricchezza e bellezza dell’arte musulmana. Come Cristiani ci siamo trovati a nostro agio nella cappella di S. Anania, sempre ricordando la vita di San Paolo, deliziandoci a guardare poi il cesto che riproduce la fuga di San Paolo da Damasco presso la chiesa ortodossa. Un’aggiunta al programma è stata la salita su un monte dal quale era possibile scorgere dall’alto il panorama intero della capitale della Siria. Nei tre giorni passati in Siria abbiamo avuto come guida un cristiano, culturalmente molto preparato, un poco difficile nelle relazioni. Quando si torna a casa non si è ancora consapevoli delle ricchezze e bellezze visitate; il tempo aiuterà non solo a ricordarle, ma anche ad apprezzarle, con l’aiuto preparato dalla Commissione DIM. Un altro passo è stato fatto verso la conoscenza reciproca, nella disponibilità all’accoglienza fraterna, nonostante le diversità.
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